In questa intervista, abbiamo il piacere di parlare con Simone Parenti, un professionista con un’esperienza diversificata nel settore tech. Simone condivide con noi il suo percorso professionale, le sue esperienze in aziende come Google e i suoi consigli per chi vuole intraprendere una carriera internazionale nel mondo della tecnologia.
🔍 TechCompenso: Puoi raccontarci brevemente chi sei e qual è stato il tuo percorso professionale fino a oggi?“
🗣️ Simone: Ho iniziato il mio primo lavoro in Cina facendo un breve stage in un’azienda al tempo molto piccola chiamata Italki. Classico ambiente start-up in un coworking space a Shanghai – è stato davvero bello e illuminante per molti aspetti. In più è un qualcosa che mi chiedevano spesso nei primi colloqui e suscitava molto interesse. Mi occupavo di un po’ di tutto sulla parte customer support, marketing etc.
Poi feci un altro stage, ad Ubisoft, questa volta a Milano, e questa fu la mia prima vera esperienza nel settore videogiochi. Un settore che poi scoprii essere molto ambito da tanti ma in cui io ci finì davvero per caso. Pensa che al colloquio mi chiesero quale era il mio gioco preferito di Ubisoft e se fosse Assassin’s Creed e io non sapevo manco cosa fosse Assassin’s Creed se non per sentito dire! Qui mi occupavo di Public Relations.
Feci poi un altro lavoro in un’altra azienda di videogiochi sempre a Milano in cui mi occupavo di social media e community. Durante questo periodo iniziai a sentirmi sempre più frustrato dell’ambiente lavorativo medio italiano e dei classici problemi legati al lavoro in Italia. A un certo punto decisi di trasferirmi nel Regno Unito con la mia attuale moglie, a Brighton. Riuscimmo entrambi a trovare lavoro ancora dall’Italia e così iniziai una nuova esperienza in un ecommerce dove mi occupavo di digital marketing.
Dopo un po’ mi annoiai parecchio di quel lavoro e decisi di tornare nel settore videogiochi questa volta a Creative Assembly, uno studio di SEGA, lavorando come Community Manager sulla serie di giochi di strategia Total War. Dopo quasi un paio di anni mi contatta un recruiter di Google chiedendomi se ero interessato a questa posizione da Market Lead per YouTube e fu così che entrai appunto a Google.
La mia esperienza a Google è stata davvero ricca di momenti entusiasmanti e nuovi progetti. Purtroppo però finì con i mass layoffs – i licenziamenti di massa del 2023-2024 di Google dove il mio team in tre regioni fu completamente eliminato. Mi trovai così a dover cercare un nuovo lavoro, per di più durante il periodo di paternità mentre dovevo occuparmi di mio figlio piccolo.
Fortunatamente riuscii a trovare quello che è il mio attuale impiego in un’azienda tech chiamata Henry Schein One dove ora lavoro 100% da remoto e mi occupo sempre di community! Di recente ho poi iniziato a dedicarmi a quello che mi piace davvero, ovvero creare contenuti video, iniziando appunto con il canale TikTok dove parlo del mondo tech, di come affrontare i colloqui e come intraprendere una carriera in questo settore se non si ha un background STEM.
🔍 TechCompenso: Quali sono le principali differenze che hai notato tra il mercato tech italiano e quello del Regno Unito in termini di opportunità e crescita professionale?“
🗣️ Simone: Il mercato nel Regno Unito è cambiato parecchio da prima del Covid, dove davvero c’erano lavori a valanga, a quello che al momento è un periodo un po’ difficile soprattutto nel settore tech. Detto ciò, le differenze ci sono eccome con l’Italia e penso che per la maggior parte siano positive. Innanzitutto c’è una presenza molto ma molto più alta di aziende tech americane. Quindi dalle gigantesche Google, Meta, Perplexity, OpenAI, Nvidia ma anche un sacco di startup tech e AI che nascono proprio a Londra. Il settore fintech oltretutto a Londra è attivissimo con tantissime aziende interessanti. L’altro aspetto è che a livello di processo di colloquio e recruiting, sono molto più diretti sugli obiettivi e i successi. In tutte le aziende che ho lavorato si lavora sempre per obiettivi – OKRs, non per quanto tempo stai seduto in ufficio. Non mi è mai capitato, anche quando andavo in ufficio 5 giorni, di sentirmi dire qualcosa perché uscivo prima dato che avevo finito quello che dovevo fare. C’è molta attenzione alla crescita delle persone, anche se questo dipende sempre da azienda a azienda, però credo che perché il mercato è molto ampio a livello di scelte, le aziende stanno ben attente su come formare i dipendenti qui sperando appunto che non scappino. C’è anche molta più meritocrazia di quello che ho visto per quanto riguarda le promozioni – anche qui però dipende da azienda a azienda.
🔍 TechCompenso: Gli stipendi nel settore tech in UK sono molto diversi rispetto a quelli italiani? Come pesano fattori come il costo della vita e i benefit aziendali?“
🗣️ Simone: Soprattutto a Londra si può guadagnare davvero tanto. Cifre che in Italia non si vedono proprio, neanche a Google a Milano. E’ vero che però dipende sempre dai ruoli, le posizioni non-tech fanno spesso fatica a superare i £100,000, quando invece i software engineers riescono molto più facilmente a guadagnare ancora di più di così. Il costo della vita a Londra è comunque alto, nel senso che se una persona guadagna £50-60k è ok però non deve vivere nelle zone centrali altrimenti si prende i coinquilini per tirare avanti oppure vive in un posto davvero piccolo. E £50-60k non è mica uno stipendio basso, anzi! Penso che lo stipendio medio a Londra sia sui £35-40k. Diciamo che per stare ok e se si vuol vivere a Londra è bene guadagnare intorno agli £80-70k ancora meglio se sui £100k. Ovvio che se poi uno vive invece più fuori e prende il treno o addirittura lavora in remoto ce la si fa con molto meno.
🔍 TechCompenso: C’è qualcosa che l’Italia potrebbe imparare dal mercato tech del Regno Unito per attrarre e trattenere i talenti?“
🗣️ Simone: Io partirei proprio dal CV. Togliere la foto profilo, data di nascita e date delle lauree e istruzione in generale a meno che si è studenti. Così si evita ogni tipo di discriminazione il più possibile. Oltre a questo, seppur a volte lo facciano anche qui, il discorso dello stipendio va affrontato subito senza fronzoli e senza magagne tipo mandare la busta paga o cose del genere che succedono in Italia. A me è capitato spessissimo nel Regno Unito al primo colloquio col recruiter che mi chiedessero le mie aspettative o mi dicessero tranquillamente un range generico. Così si evita di perdere tempo.
🔍 TechCompenso: “Puoi raccontarci come sei arrivato a lavorare in Google? Quali sono stati i passi fondamentali nel tuo percorso?“
🗣️ Simone: Allora, essendo stato contattato io da un recruiter, penso che ci sia stato un buon mix di esperienza giusta per quel ruolo e ovviamente un po’ di fortuna data dal periodo di grosse assunzioni in cui si era. Penso che la prima cosa da fare è capire bene cosa si vuol fare se si punta a queste aziende. I software engineers fanno più fatica perché diciamo sono ruoli abbastanza generici almeno quelli entry level. Il mio ruolo era parecchio di nicchia e specifico, per cui serviva un’esperienza pregressa in community, streaming, video etc abbastanza particolare. Certamente venire contattati o mandare la candidature è solo un primo passo, non avrei mai passato i colloqui se non mi fossi preparato davvero tanto. L’ho approcciato come un esame di università, con note, appunti, ripetizioni ad alta voce per settimane!
🔍 TechCompenso: “Qual è stata la sfida più grande che hai affrontato durante la tua esperienza in Google? E quale aspetto ti ha sorpreso di più?“
🗣️ Simone: Convincere vari VP e Directors che il canale YouTube Creators Italia era una buona idea assieme poi a un altro progetto – il server Discord ufficiale di YouTube. Entrambi i progetti hanno richiesto davvero tanto lavoro di presentazioni, slide, ricerca dati, argomentazione, meeting tardi etc. Però devo dire che sono davvero orgoglioso di aver creato un canale per educare e aiutare i creator in Italia assieme al server Discord ufficiale globale di YouTube – sono sicuramente i miei highlights di carriera fino ad ora. Una cosa che mi ha sorpreso tanto a Google è quanto sia importante il farsi vedere e farsi notare per andare avanti. Non basta fare il proprio piccolo e le proprie mansioni ma è sempre necessario andare oltre, fare progetti che coinvolgono altri team a Google etc. Può essere abbastanza pesante come richiesta più si va avanti con la seniority e i livelli dato che comunque si ha sempre il proprio lavoro core da fare che va costantemente innovato e migliorato.
🔍 TechCompenso: Come descriveresti la cultura aziendale in una Big Tech rispetto a una startup o una PMI?“
🗣️ Simone: Sicuramente l’aspetto principale è legato alla quantità di burocrazia e processi che ci sono rispetto a una startup o in generale a un’azienda più piccola. Soprattutto a Google, bisogna metterci davvero tanto impegno nel costruire dei casi validi per determinati progetti o cambiamenti. A volte mi è sembrato quasi che certe persone fossero lì solo per bloccarti; ma d’altronde in un’azienda così grande e con un così grande impatto penso sia normale. Sicuramente un altro aspetto è l’altissimo grado di specializzazione dei ruoli; l’esatto opposto del fare tante cose in un ruolo che si trova in una start up. Ciò non significa che si faccia solo il proprio lavoro identico ogni giorno, anzi. Però diciamo è più comune trovare una o più persone per ogni specifico ruolo. Per quanto riguarda la cultura in sé credo che in una big tech ci sia comunque molta fiducia nel fatto che sei in grado di portare avanti i tuoi compiti e il tuo lavoro. C’è un grande focus su tante piccole cose extra, dagli eventi interni aziendali del team o di tutta l’organizzazione fino alle opportunità esterne come guest speaker. Io ad esempio ho aiutato a gestire il YouTube Culture Club a Londra, una sorta di club interno per promuovere diciamo la collaborazione tra tutti i team di YouTube a Londra.
🔍 TechCompenso: Quali competenze o soft skill ritieni siano fondamentali per lavorare in un’azienda come Google?“
🗣️ Simone: Secondo me bisogna intanto essere bravi a relazionarsi con le persone in qualunque senso. Quindi anche se una persona è davvero brava sul lato tecnico, ciò non significa che andrà bene in un’azienda come Google. Ricordo ancora quando mi chiesero di ottenere l’approvazione da un Senior VP per il mio progetto del server Discord e mi diedero 15 minuti per fare tutta la presentazione e rispondere a tutte le sue domande. Questo genere di cose sono molto comuni. Un altro aspetto collegato è l’essere in grado di prendersi responsabilità e soprattutto l’essere brevi, concisi e dritti al punto. Una persona logorroica non passa nemmeno i colloqui diciamo. Ultimo sicuramente il focus sui dati e sull’impatto. Delle mansioni importa ben poco, bisogna sempre sottolineare l’impatto che sia ha avuto in modo chiaro con dati misurabili, altrimenti è inutile.
🔍 TechCompenso: : “Quali sono i tuoi consigli per chi vuole intraprendere una carriera internazionale nel tech?“
🗣️ Simone: Non focalizzarsi troppo sulla laurea. Mi chiedono spesso quale sia la laurea giusta ma la verità è che dopo qualche anno di esperienza della laurea frega poco o nulla. Poi, essere pronti a mettersi in gioco e se necessario anche viaggiare, soprattutto agli inizi di carriera. Puntare bene ai ruoli e alle aziende che interessano avendo un obiettivo di lungo termine più o meno chiaro. Ad esempio, voglio guadagnare X, oppure voglio entrare in un’azienda tipo X, Y, Z. Continuare a formarsi, studiare, e guardare il mercato tech con tutti i suoi cambiamenti. E infine, non focalizzarsi su una singola azienda tipo Google. Qualunque sia il motivo per il quale una persona vuole lavorare in un’azienda come Google, ci sono tantissime altre possibilità che portano a uno stipendio simile se non più alto o ad altri benefici. Ho visto spesso persone puntare tutto per entrare in Big Tech solo per rimanere poi delusi o frustrati magari dal processo di selezione, dalla non meritocrazia dei colloqui o chissà cos’altro.
🔍 TechCompenso: : “Per chi non ha un background STEM, quali strategie suggerisci per avvicinarsi al mondo tech e costruirsi una carriera di successo? Ci sono percorsi o competenze specifiche che consiglieresti?“
🗣️ Simone: Direi intanto di studiare e capire bene quali sono i ruoli che esistono nelle aziende tech e decidere se si è aperti all’estero o no – rimanere in Italia ha chiaramente dei limiti principalmente per il numero di aziende che operano. Una volta capiti i ruoli si può lavorare sul costruire un profilo adatto con le skill trasferibili che si hanno andando anche a colmare con eventuali corsi, esperienze, certificazioni, internship e quant’altro. L’obiettivo è costruire il profilo che si vuole avere per l’azienda tipo che si vuole raggiungere. Chiaramente tutte queste cose richiedono tempo, conoscenza e studio. Io di fatto mi occupo proprio di questo, aiutare le persone ad orientarsi in un mercato in continuo cambiamento dove 3 mesi fa andavano tanto certe cose e ora invece le aziende stanno svoltando. Ho lavorato sia con ingegneri che con persone che lavoravano in call center focalizzandomi sempre sul valore finale e l’obiettivo che la persona vuole raggiungere nel breve e lungo termine. Non è facile, ma con una giusta guida si può sicuramente intraprendere una carriera di successo nel tech. Per chi fosse interessato potete trovarmi o su TikTok oppure sul mio sito.
🔍 TechCompenso: : “Se dovessi dare un consiglio a un giovane professionista che sogna di entrare in Google o in un’altra Big Tech, da dove dovrebbe iniziare?“
🗣️ Simone: Inizierei anche qui a studiare bene i ruoli che esistono in aziende come Google e cosa si avvicina di più a quello che vogliono fare e le loro competenze. Avendo Google, come altre aziende Big Tech, un processo abbastanza difficile di colloqui e screening, è importante anche informarsi bene su come funziona; ancora di più se si punta ai ruoli tecnici che richiedono una preparazione davvero specifica. Io mi preparai quasi 3 settimane per i colloqui di Google, mia moglie pure. Sentire qualcuno che ci ha già lavorato e fare una preparazione sui colloqui può aiutare tantissimo! La cosa più importante da ricordare però, soprattutto per i ruoli non-tech, è che bisogna davvero trovare il ruolo giusto. Se non si raggiungono neanche le competenze minime allora non ha senso mandare la candidatura. Con pazienza e impegno ci si può preparare al meglio!
Se volete connettervi con Simone o approfondire i servizi che offre, questi sono i suoi link e contatti:
Grazie per aver seguito questa intervista e un ringraziamento speciale a Simone per aver condiviso la sua storia e le sue riflessioni con noi. Continuate a seguirci per altre interviste e approfondimenti nel mondo del tech e del lavoro.